Le pagelle dello scudetto

Nei diari del Direttore Sportivo Vincenzo Biancone abbiamo colto una straordinaria testimonianza delle grandi capacità tecniche dell'allenatore Schaffer, uno che conosceva il segreto della vittoria. La Roma era finita all'undicesimo posto e alla vigilia della campagna acquisti il Presidente chiese al tecnico di formulare le sue richieste per un piano di potenziamento della squadra. Schaffer rispose: «Datemi un centromediano e una mezzala e io vincere campionato». Per il ruolo di regista della difesa fece due nomi: Gallea del Torino e Mornese del Novara. La Roma acquistò Mornese. Per il posto di mezzala chiese Cappellini E la Roma glielo assicurò. «Sapevo - confessa Biancone nei suoi diari - che Schaffer era una persona seria, ma confesso che quel giorno, di fronte a quella "sparata" pensai che bluffasse. Invece dimostrò a tutti non solo che aveva ragione, ma che le sue qualità di tecnico avevano quasi un potere divinatorio». La vera forza della Roma fu comunque la difesa. «E' certo - conferma Biancone - che avevamo una difesa eccellente imperniata sull'ottimo Masetti. Lo dimostra il numero dei gol subiti: appena 21, contro i 39 presi dal Torino che giunse secondo. Segnammo solo cinque gaI in meno del Torino, ma potevamo contare su un'autentica freccia, una spina nel fianco di tutte le difese avversarie: Amadei, un centro attacco dotato di uno scatto formidabile. Il "Fornaretto" era imprendibile. Bruciava le difese in modo impressionante. Fu una fortuna per noi che non fosse abbastanza 51 temuto». Poi l'esame della squadra fatto da Biancone si sposta su Mornese. «La sua era la tempra tipica degli atleti provenienti dal "quadrilatero" (era chiamata così la zona del Piemonte dove s'era giocato il calcio dei pionieri: Vercelli, Casale, Alessandria, Novara) , Aveva superato i 32 anni, ma non mollò mai. Era serio, coscienzioso, attaccatissimo ai colori che difendeva. Se Mornese è stato il regista della difesa, il regista dell'attacco è stato Coscia. Anche lui aveva tutte le caratteristiche del calcio piemontese di provincia. Sul campo ingannava l'avversario col suo atteggiamento dinoccolato, ma la sua intelligenza di gioco si rivelava nei passaggi improvvisi in profondità, coi quali beffava le difese più accorte». Di Pantò, argenti no di origine italiana, Biancone mette in evidenza la saggezza di Schaffer. «Lo volle ala sinistra e da allora si vide tutta la sua classe, tanto che qualcuno cominciò a chiamarlo "il piccolo Orsi". Aveva 30 anni ed era fierissimo di portare il cappello piumato dei bersaglieri». A Brunella, il capitano, Biancone riserva l'elogio più bello: «E' stato un vero capitano, dal carattere franco e leale. Non ha mai fatto un fallo cattivo, non ha mai protestato con gli arbitri. E nel gioco è stato sempre tempestivo e ordinato». Di Donati, Biancone ricorda che «era stato ribattezzato "carro armato" dai tifosi, perché ondeggiava sul campo come un cingo Iato e aveva un carattere di acciaio. Sapeva anche sparare a rete certe cannonate! Anche Krieziu è stato utilissimo, mettendo a segno più di una rete decisiva. Solo verso la fine del campionato ha dovuto cedere il posto a un Borsetti in gran forma, che aveva più classe di lui. Il Balilla della squadra è stato però Andreoli, che ha vinto lo scudetto arrivando direttamente dalla serie C. A meno di vent'anni è stata la sorpresa del torneo. L'altra sorpresa è stato Cappellini. Per il suo carattere disordinato aveva girato cinque squadre senza mai trovare pace. Schaffer lo ha voluto e lo ha fatto giocare al meglio.
Lo sgobbone della squadra è stato invece il silenzioso Bonomi. Il più esuberante Acerbi, mentre a Jacobini è toccato il ruolo del classico "romano de Roma", un campione d'Italia fatto in casa, proveniente dall'Ostiense e dal Trastevere».

Tratto da La Roma una Leggenda Editrice il Parnaso

 

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